Terminillo
ll Monte Terminillo (Mons Tetricus per gli antichi romani) è un massiccio montuoso, la cui vetta più elevata raggiunge i 2217,13 m di altitudine(nuova rilevazione, precedentemente l’altezza era di 2216 m s.l.m.). Appartenente al gruppo dei Monti Reatini dell’Appennino Abruzzese, situato a 20 km da Rieti e a 100 km da Roma, fino al 1927 il massiccio montuoso e gran parte dei paesi pedemontani, esclusi Poggio Bustone, Rivodutri e Morro Reatino, appartenevano alla provincia dell’Aquila. La vetta è la terza più alta del Lazio, si trova nel territorio del comune di Leonessa ed è un simbolo dell’intera provincia di Rieti.
Dal punto di vista geologico e geomorfologico si tratta di un massiccio calcareo abbastanza vasto (perimetro di quasi 70 km), quasi distaccato e isolato dagli altri gruppi montuosi dell’Appennino centrale, tipicamente appenninico quanto a geomorfologia (mai troppo aspra, ma comunque articolata) e quanto a flora e fauna presenti.
Il versante meridionale che guarda verso la piana di Rieti, molto più antropizzato e sfruttato a livello turistico, è a maggior dislivello rispetto a quello settentrionale, più aspro, selvaggio e integro, che guarda verso l’altopiano di Leonessa. Da esso si diparte la dorsale più occidentale dell’Appennino centrale che si innesta a sud-est ai vicini monti del Cicolano, poi a seguire i Monti Carseolani e i Monti Simbruini e così via procedendo verso sud est lungo lo spartiacque appenninico primario, oppure innestandosi sulla dorsale centrale dell’Appennino Centrale con il gruppo montuoso del Monte Nuria, le Montagne della Duchessa e il Velino-Sirente.
Il massiccio del Terminillo consta di diverse cime che superano i 2000 metri (la cima del Terminillo, il Monte Terminilletto (2108 m), la Cresta Sassetelli (2139 m), il Monte Elefante (2015 m), il Monte di Cambio (2081 m)) ed altre a quote inferiori (Monte Terminilluccio (1864 m), Monte Macchialaveta (1824), Monte Tilia (1775 m), Monte Corno (1735 m), Monte la Tavola (1696 m), Cima d’Arme (1678 m), Monte Rosato (1504 m)) e su ogni versante è segnato da ampie e profonde vallate che ne determinano i confini orografici e lo separano da altri piccoli gruppi montuosi minori che lo circondano (i Monti di Cantalice, Poggio Bustone, Rivodutri e Morro Reatino). Tra queste valli spiccano per interesse naturalistico la Vallonina che scende verso Leonessa dall’omonima Sella di Leonessa, le valli Ravara e di Capo Scura che scendono invece verso il corso del fiume Velino e l’antica consolare Salaria. Sul versante opposto sono invece le Valli dell’Inferno e degli Angeli che scendono verso la piana reatina e i monti di Cantalice. Fino a quote di media montagna (1600–1800 m) è ricoperto da boschi su tutti i versanti.
Terminillo offre anche possibilità di sviluppo turistico alternativo allo sci, a partire dal paesaggio che, in particolare nella zona est, ricorda le Dolomiti Venete. Numerose e variegate le passeggiate. La presenza faunistica e la flora sono relativamente modeste, viste le importanti altitudini già a partire dal paese (1650 s.l.m.) e gli impianti di risalita presenti non hanno recato impatto ambientale rilevante. Ad oggi, tuttavia, questa montagna vede crescere costantemente l’interesse verso attività sportive come il trekking (sky race, gara di corsa in montagna lungo i sentieri del CAI) e l’escursionismo estivo ed invernale, collegati anche alle tematiche religiose e spiritutuali.
Peraltro, l’alpinismo e l’arrampicata sono attività praticate sul Terminillo da oltre quarant’anni. Infatti, soprattutto i bastioni delle pareti Est e Nord offrono possibilità di ascensioni alpinistiche sia estive che invernali (basti ricordare, a titolo esemplificativo, le frequentate vie d’arrampicata sulle pareti del cosiddetto Sperone Centrale della parete Est e, quanto alle ascensioni invernali, il canale Chiaretti-Pietrostefani sul versante Nord-Est). Degna d’interesse, soprattutto in periodo invernale, la Cresta Sassetelli che si snoda a nord della vetta. Inoltre il piccolo gruppo montuoso immediatamente limitrofo dei Monti Valloni (Monte Elefante, vetta più elevata 2.015 m) presenta itinerari di alpinismo e scialpinismo invernale di notevole bellezza e complessità: cascate di ghiaccio, canali di misto e via classiche con notevole esposizione.
Itinerari
Numerosi sono i percorsi a piedi che portano in vetta o su cime secondarie, da entrambi i versanti. Dalla cima la vista spazia a 360° sulla sottostante piana di Rieti, su tutta la Sabina fino alla campagna romana, sui monti dell’alto Lazio (Monte Pozzoni), i Monti Sibillini, i Monti della Laga, il Gran Sasso d’Italia, i monti del Cicolano, le Montagne della Duchessa, il massiccio del Monte Velino e i Monti Carseolani. Vicino alla Sella di Leonessa a quota 1820 m è presente il Rifugio CAI Angelo Sebastiani.
Diverse sono anche le possibilità di escursioni in bicicletta sia su strada con l’ascesa tipica alla Sella di Leonessa da entrambi i versanti, meridionale e settentrionale, sia in MTB sui numerosi percorsi sterrati che il massiccio offre. In particolare altamente suggestiva risulta l’ascesa sterrata dal versante orientale lungo la strada tipicamente montana che sale fino alla Sella dalle Gole del Velino attraverso il comune di Micigliano.
http://www.cairieti.it/
http://www.gruppocaipoggiobustone.it/
IL SENTIERO PLANETARIO SUL MONTE TERMINILLO
Il Sentiero Planetario del Monte Terminillo è un percorso naturalistico a tema astronomico. Con i suoi 7,7 km è tra i più lunghi esistenti oggi in Italia; collega il Piazzale dei tre Faggi a Pian de’ Valli con il Rifugio del CAI “Angelo Sebastiani”.
http://www.sentieroplanetario.it
Le Sorgenti di S. Susanna
Ai piedi della frazione di Piedicolle, nell’area nord-orientale della Piana Reatina, inserita nella Riserva Naturale dei Laghi Lungo e Ripasottile, sgorga la Sorgente di Santa Susanna (390 metri s.l.m.) che, con una portata di 5.000 litri al secondo, è una delle più grandi d’Europa.
Per l’eccezionale portata e per le caratteristiche del paesaggio, essa è stata dichiarata “Monumento Naturale” (L.R. 46/77). Attorno alle polle d’acqua, si può ammirare un grazioso giardino botanico e percorrere alcuni sentieri pedonali fino al vecchio mulino. Le acque sorgive scorrono per circa 7 Km dando origine al fiume, che si getta nel lago di Ripasottile, e al canale di Santa Susanna, che le collega al fiume Velino. Le acque che sgorgano da tale sorgente sono tra le acque reatine più ricercate per lo svolgimento dell’attività di pesca. Sono, infatti, ricche di gamberi, spinarelli (Gastreolus aculeatus), trote di torrente (Salmo trutta) e trote iridee (Oncorhynchus mykiss). Tra le specie di volatili che frequentano questi luoghi, possiamo osservare il tuffetto (Tachybaptu ruficollis), la gallinella d’acqua (Gallinula choropus) e l’airone cenerino (Ardea cinera). Nei pressi della Sorgente, un tempo si trovava un’antica chiesetta in onore di Santa Susanna (menzionata già in una bolla del 1153 di Anastasio IV), poi andata distrutta. A testimonianza del culto per la Santa, rimane oggi una graziosa edicola in ceramica con cornice lignea che la raffigura, e che rappresenta la mèta della processione religiosa che si snoda per le vie di Piedicolle, ogni anno, la terza domenica di agosto.Le Sorgenti di Santa Susanna sono anche la cornice naturale di due importanti manifestazioni che si svolgono nel Comune di Rivodutri : la Sagra della Trota biologica e il Presepe subacqueo. Il primo venerdì di agosto è dedicato alla riscoperta e promozione della Trota biologica reatina, di cui abbondano le acque del territorio. Presso le Sorgenti vengono allestiti gli stands dove è possibile degustare, a prezzi popolari, un menù in cui trionfa la trota, preparata in svariati e gustosi modi dai ristoratori locali. La serata viene allietata da uno spettacolo musicale, con intrattenimenti e giochi anche per i più piccini. Durante il periodo natalizio, inoltre, presso le acque della sorgente di S. Susanna viene allestito il presepe subacqueo, con statue in vetroresina alte 1,30 m, illuminate da fari che rendono lo spettacolo molto suggestivo.
Riserva deiLaghi Lungo e Ripasottile
LA RISERVA DEI LAGHI LUNGO E RIPASOTTILE
LA FAUNA
L’ecosistema maggiormente diversificato e complesso del territorio della Riserva è quello acquatico. All’ interno di questo è possibile infatti distinguere una ricca serie di habitat acquatici che vanno dalle risorgive, ai fiumi, canali, fossi, lame e laghi. Questa elevata diversità ambientale si riflette ovviamente sia sulle comunità vegetali sia su quelle faunistiche e fa sì che in questo ecosistema siano presenti i più elevati valori naturalistici del territorio.
La zona delle risorgive, presente nel settore orientale della Riserva, dà origine a due principali corsi d’acqua: il fiume ed il canale di S. Susanna. Ambedue rientrano, secondo il concetto della zona ittica, all’interno della zona della Trota . Infatti in queste acque fredde ed ossigenate sono presenti la Trota di torrente (Salmo trutta) e la Trota iridea (Oncorhynchus mykiss); quest’ultima specie, originaria del continente nord americano, è stata introdotta a scopo di pesca. Nello specchio d’acqua delle Sorgenti di S.Susanna é possibile osservare, grazie all’estrema trasparenza delle acque, lo Spinarello (Gasterosteus aculeatus), un piccolo pesce dal peculiare comportamento riproduttivo: il maschio costruisce sul fondo un nido con filamenti vegetali ed invita diverse femmine a deporvi le uova, avvenuta la deposizione allontana le compagne e si prodiga da solo nella cura della prole. Lungo questi due corsi d’acqua è particolarmente facile osservare il Tuffetto (Tachybaptus ruficollis) e la Gallinella d’acqua (Gallinulo choropus). La prima specie è un piccolo Svasso che si alimenta, immergendosi sott’ acqua, sia di piccoli pesci e di vertebrati acquatici sia di piante sommerse o natanti che crescono lungo la riva. Tra i mammiferi che frequentano questo tratto vi sono il Toporagno d’acqua (Neomys sp.) e l’Arvicola terrestre (Arvicola terrestris), entrambi abili nuotatori e sommozzatori. Nei bacini maggiori, nelle lame e lungo i fossi principali, dove le acque sono maggiormente riscaldate dal sole, scorrono più lentamente e contengono meno ossigeno disciolto, la comunità ittica cambia e si presenta più ricca e maggiormente diversificata. Siamo all’interno di acque popolate prevalentemente da Ciprinidi, caratterizzate dalla presenza della Scardola (Scardinius eritrophahalmus) e della Tinca (Tinca tinca). Inoltre occupano questo habitat il Luccio (Esox lucius), l’Anguilla (Anguilla anguilla) la Rovella (Rutilus rubilio) ed il Cavedano (Leuciscus cephalus). A queste specie, originarie dei bacini, se ne aggiungono delle altre introdotte per motivi legati all’attività di pesca, come la Carpa (Cyprinus carpio), originaria delle regioni dell’Europa orientale e dell’Asia orientale e centro-occidentale e introdotta nella penisola in epoca romana, il Persico reale (Perca fluviatilis), originario delle regioni dell’Italia settentrionale e del Persico sole (Lepomis gibbosus) proveniente dalle regioni orientali del, nord America. La Gambusia (Gambusia holbroocki), a differenza delle altre specie, fu introdotta in tutta Italia con lo scopo di combattere la malaria in quanto questo piccolo pesce è un vorace predatore di larve di zanzare. Tra gli Anfibi Urodeli (Tritoni e salamandre) sono presenti il Tritone punteggiato (Triturus vulgaris), distribuito in gran parte dei fossi della Riserva e il Tritone crestato (friturus cristatus) maggiormente localizzato, Gli Anfibi Anuri, (Rospi e Rane) comprendono il Rospo comune (Bufo bufo), specie ad ampia distribuzione, l’Ululone a ventre giallo (Bombino variegata), estremamente localizzato, la Raganella comune (Hyla arborea), la Rana agile (Rana dalmatina) e la Rana verde italiana (Rana sp.). Tra i rettili acquatici è particolarmente comune la Biscia dal collare (Natrix natrix) . All’interno dell’ambiente lacustre e palustre il gruppo faunistico che presenta la maggiore ricchezza di specie è quello degli uccelli. In tutte le stagioni è possibile osservare qualche specie di particolare interesse. In inverno i due bacini maggiori, Lungo e Ripasottile, offrono la possibilità di soste a centinaia di uccelli acquatici provenienti dalle regioni settentrionali e centro orientali europee. In questo periodo dell’anno i laghi mantengono la più elevata biomassa: Svassi (Podiceps cristatus e Podiceps nigricollis), Cormorani (Phalacrocorax carbo), tra le anatre, Alzavole (Anas crecca), Fischioni (Anas penelope), Germani reali (Anas platyrhynchos), Morette (Aythya fuligula) e Moriglioni (Aythya ferina). Inoltre la consistenza numerica delle specie svernanti è in aumento, anche in seguito alla definitiva chiusura dell’attività venatoria esercitata nel lago Lungo fino al 1990 (figura 2). Durante la stagione primaverile è un continuo avvicendarsi di specie in migrazione. I movimenti iniziano già in Febbraio con la comparsa delle Oche selvatiche (Anser anser), e continuano nel mese di Marzo con le Marzaiole (Anas quequedula) e le Pittime reali (Limosa limosa), in Aprile con i trampolieri, Piro piro boscherecci (Tringa glareola), Combattenti (Philomachus pugnax) e Corrieri piccoli (Charadrius dubius) sono tra le specie più numerose e regolari. Infine durante la primavera-estate i laghi ospitano una delle più cospicue popolazioni di Svasso maggiore (Podiceps cristatus) nidificanti nel Lazio ed alcune coppie di Tarabusino (Ixobrychus minutus), un piccolo e raro airone. Il solo mammifero strettamente acquatico che frequenta i bacini, comparso peraltro di recente (fine degli anni ’80), é la Nutria o Castorino (Myocastor coypus), un grande roditore di origine sud Americana introdotto accidentalmente in Italia in seguito alla fuga di alcuni individui dagli allevamenti. Ecosistema terrestre Gran parte dell’ecosistema terrestre della riserva è costituito da estesi campi coltivati e da limitate estensioni di boschi. Queste ultime sono ovviamente formazioni vegetali che contengono la maggiore ricchezza di specie e presentano la più elevata diversità faunistica.
LA FLORA
La vegetazione ripariale nell’ambito della Riserva Naturale Parziale dei Laghi Lungo e Ripasottile assume straordinaria importanza estetica e valenza naturalistica. Questo tipo di vegetazione è particolarmente significativo in alcuni tratti del lago di Ripasottile e soprattutto lungo il fiume Velino pur su una fascia piuttosto stretta, costituita da alberi e arbusti. Tra l’altro in un’ epoca caratterizzata da cementificazione spinta degli alvei dei fiumi sotto il pretesto, certamente opinabile, della regimazione idraulica dei corsi d’acqua, il Velino si propone come modello positivo, almeno per tratti del suo corso. La Vegetazione ripariale peraltro anche nell’ambito della Riserva è talvolta minacciata nella sua integrità da tagli brutali e deprecabili, comunque da vietare e sottoporre a regime autorizzatorio, perché, se assolutamente necessari, vengano almeno razionalizzati. Certo il fatto che le coltivazioni agrarie giungano quasi alle rive e alle sponde degli specchi e dei corsi d’acqua finisce inevitabilmente con il condizionare e limitare la vegetazione ripariale. Comunque lungo il fiume Velino la vegetazione ripariale assume una struttura chiusa, a galleria, con la chioma delle varie piante che si toccano intersecandosi e creando uno scenario di particolare suggestione per chi ad esempio decido di percorrere il fiume in canoa. Le specie presenti nelle formazioni ripariali sono in particolare: Salix alba (Salice bianco) dai lunghi rami sottili; Salix purpurea (Salice rosso) facilmente riconoscibile soprattutto dall’autunno inoltrato alla stagione vegetativa successiva per il colore vivace della corteccia dei giovani rami; Salix triandra (Salice da ceste) che ha una fama consolidata nelle vicende umane della storia contadina per l’utilizzo dei lunghi rami per manufatti (cesti di varia foggia e misura) un tempo protagonisti dell’attività agreste dell’uomo e oggi oggetti di un artigianato sempre più riconosciuto ed apprezzato; Populus alba (Pioppo bianco) dalle grandi foglie argentee sulla pagina inferiore; Populus canescens (Pioppo canescente) assai simile al precedente. Più frequentemente si trova Popolus Canadensis (Pioppo del Canada), assai tipico in primavera per il colore rossastro delle giovani foglie e ottenuto da incroci tra la specie nostrana Popolus nigra (Pioppo nero) e Popolus deltoides del nord-America. Più raramente si trovano inoltre: Populus nigra (Pioppo nero), Alnus glutinosa (Ontano nero) e Ulmus minor (Olmo minore). Certamente l’Ontano nero è più frequente altrove nell’ambito della Provincia di Rieti, ad esempio lungo gli argini del fiume Salto; nella omonima valle caratterizza a tal punto il paesaggio vegetale da doversi parlare di vero e proprio alneto. A livello strato arbustivo sono presenti Sambucus nigra (Sambuco nero) caratterizzato dall’abbondante produzione di bacche di fine estate; Cornus sanguinea (Sanguinella) dai fitti rami sottili di colore rossastro; Rubus caesius (Rovo bluastro) con i lunghi fusti spinosi, avvolgenti ed impenetrabili; Prunus spinosa(Prugnolo selvatico) dalle abbondanti fioriture primaverili bianche e le piccole drupe violaceo prunose così importanti come riserva alimentare; Rhamnus frangula (Frangola) che seppure più rara contribuisce a rendere più vivo il panorama vegetale. Le specie erbacee sono molteplici e tuttavia alcune più di altre sono presenti e caratterizzanti. In particolare si possono citare: Eupatorium cannabisium, Saponaria officinalis un tempo utilizzata proprio come “sapone vegetale”, Lythrum salicaria, Petasytes hibridus, dalle grandi foglie che un tempo i pescatori impiegavano per avvolgere il pesce, Equisetum telmateja che frequentemente forma ampie distese particolarmente suggestive, Humulus l upulus, il ben noto Luppolo i cui germogli da tempi remotissimi vengono raccolti per essere consumati secondo antiche ricette delle tradizioni contadine locali. Vista panoramica della parte meridionale del lago di Ripasottile. Quest’area, che presenta una vegetazione di ripa tra le meglio conservate, é sottoposta a tutela integrale.
http://www.parchilazio.it/laghilungoeripasottile
Lago di Ventina
I vecchi, umidi, pontili di legno che scorgiamo tra i canneti, tra le ninfee ed il verde riflesso delle acque.. così suggestivi da essere, da sempre, il simbolo di un lago di cui tutti, almeno una volta, hanno sentito parlare.. Ventina! Un ambiente magico, unico, dove il tempo sembra essersi fermato e la natura é ancora l’unica padrona indiscussa.
Incastonato nel verde delle colline del Comune di Colli sul Velino, è parte di quel sistema di laghi reatini, come i Laghi Lungo e Ripa Sottile, che anticamente formavano il grande Lacus Velinus, vastissima “conca velina” che, prima dell’escavazione del canale di drenaggio cavo curiano, nel 272 a.C., per volontà di Curio Dentato, occupava gran parte della piana di Rieti, a causa dei copiosi apporti idrici del vicino Massiccio del Terminillo e della presenza di grosse bancate travertinose nella zona delle Marmore. Il deflusso delle acque, e l’origine del corso del Fiume Velino e della vicina Cascata, favorirono la graduale creazione dell’attuale bacino: uno specchio d’acqua dalla superficie di 0,12 km² , circa 1,5 km di perimetro, ed una profondità massima di 3,5 metri; alimentato da diverse sorgenti che ne mantengono inalterato il livello anche durante l’estate. Sito di Importanza Comunitaria, S. I. C. Z. P. S., è dal 2013 oggetto di un piano specifico che ne evidenzia le modalità di gestione e le misure di conservazione.
LA FLORA
Monte Restano e Monte Lungo proteggono le sponde di questo piccolo ma noto lago, cosiddetto “dei colli”; la fascia continua di Elofite e, più ad ovest, la pianura pascolata attraversata da una fitta rete di fossati, sono circondate da una folta macchia mediterranea, che ospita boschi e tipologie vegetali differenti a seconda dell’esposizione: a sud individuiamo specie come il Leccio, il Terebinto, a nord, la Roverella, il Cerro, il Corniolo, il Nocciolo. Su alcuni versanti compaiono Salici bianchi, Pioppi del Canada, il Ginepro, il Biancospino e la Frangola. Circa 400 le specie censite e, alcune, dall’elevato interesse scientifico! L’Orchidea palmata, molto diffusa sulle Alpi, è rarissima nell’Italia peninsulare, e la stazione ritrovata al lago di Ventina è da considerare l’unica per il Lazio; il Ranuncolo d’acqua, rarissimo in Italia ed in via d’estinzione in gran parte d’Europa, presente, come unico sito, a Ventina. La flora lacustre è legata ad un gradiente verticale di profondità dell’acqua, per cui ne risulta una stratificazione che dal fondale arriva in superficie, e una disposizione in senso orizzontale che raggiunge il massimo in prossimità delle rive. Si formano così fasce di vegetazione concentriche riferibili a tre differenti zone: la zona lacustre, dalla profondità massima fino ai 2 metri dallo specchio dell’acqua, che accoglie piante completamente sommerse, piante sommerse che nella fioritura portano alla superficie i fiori, e piante che radicano nel fondo ma mostrano fiori e foglie in superficie; la zona palustre, da una profondità di 2 metri al terreno quasi asciutto, con il passaggio da una flora acquatica ad una anfibia, caratterizzata dal tipico canneto, copertura compatta ed estesa; la zona extra marginale, che include i prati circostanti e parte dell’area boschiva.
LA FAUNA
Troviamo il lago di Ventina lungo le rotte di migrazione dell’avifauna e, per questo, nei mesi invernali, è un privilegiato luogo di sosta per diverse specie di uccelli, che trovano cibo e rifugio nei canneti e nella vegetazione che circonda l’area lacustre. Qui possiamo cogliere, intento nella costruzione del suo nido, “l’architetto” tra gli uccelli, il Pendolino. Proprio tra i canneti ammiriamo la sua piccola casa, dalla caratteristica forma “a sacchetto” appeso ed intrecciato fra le canne, forma cui sono addirittura ispirate famose sedie di design! Lui, il Pendolino, con la maschera sugli occhi, non si farà vedere facilmente! Tra le diverse specie di uccelli, la cui presenza è stabilmente registrata nel lago, sono da segnalare la folaga, la gallinella d’acqua, l’airone cenerino ed il cormorano mentre, tra i rapaci, possiamo ammirare le evoluzioni del falco di palude. Sono state, inoltre, censite 29 specie di libellule, due delle quali, mai identificate prima in Italia Centrale.
LE ATTIVITA’
Costanti analisi dimostrano la balneabilità, lungo una delle coste è infatti presente una spiaggia attrezzata ed in via di sviluppo, e recente è il completamento dei lavori del fabbricato-ostello sito in località Faccenda. Oltre ai pontili, troveremo diverse istallazioni per il birdwatching; l’attività venatoria è naturalmente interdetta, il lago è infatti designato dalla Regione Lazio ad oasi faunistica, mentre è consentita e permessa, al rispetto di determinate regole e limitazioni, l’attività di pesca sportiva. Le acque del lago sono popolate da numerose specie di pesci come i lucci, che trovano nella vegetazione acquatica lacustre il loro habitat ideale, le carpe, i persici reali, le tinche, le trote e i black bass. Tra i primi laghi in Italia ad ospitare i rod pod, Ventina si é guadagnato nel tempo la fama nella storia del carpfishing. L’habitat naturale di inestimabile rilevanza che esso rappresenta in nessun caso deve essere esposto a degrado o perturbazioni; la collettività può e deve goderne in modo responsabile.
“ Fai che il tuo cuore sia come un lago. Con una superficie calma e silenziosa. E una profondità colma di gentilezza”
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RISERVA DEI LAGHI:
http://www.riservalaghi.org/home.asp