Pochi conoscono l’esistenza di ampi ambienti che inglobano vestigia romane sotto l’odierna via Roma a Rieti. Ancora oggi passeggiando lungo la principale via cittadina, l’antico cardo, ossia la via Salaria, l’antica via del sale, non tutti riescono ad immaginare di camminare su un piano rialzato, sostenuto da archi, resti di una poderosa costruzione realizzata dai romani per evitare l’impaludamento dell’ importante via consolare. Eppure sotto il piano di calpestio si apre un mondo straordinario ed affascinante, fatto di volte, architravi, antichi vicoli, che conduce al viadotto romano e che aspetta di essere scoperto dai visitatori.
Anticamente occupata da un grande bacino, la città di Rieti, fu conquistata insieme al resto della regione sabina, nel 290 a.C. da Manio Curio Dentato. Le acque del fiume Velino, ricche di sostanze minerali, avevano nel corso dei secoli incrostato le rocce, creando una barriera travertinosa che impediva il deflusso delle stesse a valle.
Il console romano fece eseguire il taglio delle Marmore, consentendo così al fiume di precipitare nel Nera e liberare la pianura di Rieti dalla acque del “lacus Velinus”. Questa importante opera idraulica, citata spesso nelle fonti antiche, è considerata uno degli interventi paesaggistici più interessanti e spettacolari della storia, che da una parte mise Reate in urto con Terni per i contrastanti interessi connessi alla regolamentazione delle acque del fiume Velino, dall’altra trasformò la città in un importante centro agricolo, naturale fornitore di Roma, “vocazione” che Rieti non ha mai abbandonato nel corso dei secoli. Dopo la conquista Rieti fu sempre molto legata a Roma e collegata ad essa dalla Salaria, la via più antica che usciva da Roma.
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